Presentazione di una delle pagine rosa poco conosciute della Storia dell’Arte: Virginie, figura carismatica e militante nella difesa delle pari opportunità artistiche
Questa figura femminile visse tra la seconda metà dell’Ottocento francese e il primo trentennio del nuovo secolo, e fu personalità incisiva nella difesa dei diritti delle donne, specialmente delle donne-artiste. Si parla di Virgine Demont-Breton (1859-1935), pittrice talentuosa che fu insignita di una serie di onori e raggiunse grandi successi in un ambiente artistico ancora maschilista.
Figlia del pittore realista e naturalista, Jules Breton, e nipote dei pittori Émile Breton e Felix de Vigne, si approcciò presto al disegno e ai colori.
La sua pittura abbraccia il naturalismo ed è nota soprattutto per le rappresentazioni di pescatori e scene di vita familiare, in cui vengono raffigurati soprattutto bambini e donne.
Nel 1890, in particolare, si trasferì con il marito, Adrien Demont (anche lui pittore), presso il villaggio costiero di Wissant (Pas de Calais), in una villa in stile neo-egizio fatta costruire da Edmond de Vigne, suo zio, e detta Tiphonium. Qui, si concentrò un’intensa produzione pittorica in cui affiorarono incantevoli donne, immortalate nella loro forza, nella loro sensualità e maternità. Lo sguardo femminile verso il fascino femminile, nascosto nelle premure materne, nell’aria pensierosa, tra i paesaggi incontaminati della costa. A Wissant la coppia ricevette visite di molti artisti, tanto da iniziare una vera e propria comunità di pittori e scultori en plein- air che prese il nome di scuola di Wissant.
La sua carriera fu costellata di successi che, nel fervore delle prime conquiste femministe, contribuirono a sradicare l’idea della donna come artista di secondo livello: già ventenne espose al Salon de Paris dal 1880, ottenne delle medaglie d’oro alle Esposizioni Universali di Amsterdam e Parigi, nel 1891 fu una delle prime donne, assieme alla scultrice Hélène Bertaux, a cui fu concesso di fare parte della società degli artisti francesi come membro della giuria del Salon. Infine, fu l’unica donna in quel tempo, dopo la pittrice Rose Bonheur, personalità forte e intraprendente le cui opere erano molto apprezzate, ad essere insignita del titolo di cavaliere della Légion d’Honneur nel 1894. Nel 1914, poi, ne divenne Ufficiale.
Si batté per la difesa dei diritti delle artiste, spesso snobbate dalla critica, dal Salon e dalla nobile istituzione dell’École des beaux–arts, che in origine era loro negata. Fu quindi membro e grande sostenitrice dell’Union des femmes peintres et sculpteurs: società artistica fondata nel 1881 da Hélène Bertaux, e di cui Virginie ne fu presidente dal 1895 al 1901. Al fianco di Madame Bertaux realizzò il primo Salon espositivo femminile e indipendente e il relativo Bollettino d’Arte della società, fino alle grandi conquiste del 1897 e 1903: rispettivamente le donne furono ammesse all’ École des beaux–arts, e fu loro concesso di gareggiare per il Prix de Rome, che permetteva agli allievi di proseguire gli studi presso Villa Medici a Roma, sede dell’Accademia di Francia dai primi dell’Ottocento.

Nell’affermazione del ruolo della donna-artista, la sua pittura, la sua figura e le sue conquiste furono silenziose esplosioni che indebolirono quel muro che separava artisti e artiste, in un contesto in cui era ancora diffusa l’opinione che una buona pittrice fosse colei in grado di saper dipingere come un pittore.
Nel 1889 Vincent Van Gogh dipinse la sua versione di l’Homme est en mer, ispirandosi all’omonimo dipinto di Virginie: fu questa la testimonianza della rivendicazione di un’arte nuova e inclusiva, in cui iniziò a prendere maggiore considerazione la figura della donna-artista.


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