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Se Morricone è un dono all’Umanità, Tornatore gliel’ha consegnato

Ieri in molte sale cinematografiche d’Italia è tornato a farsi amare il capolavoro documentaristico di Giuseppe Tornatore dedicato al compositore cui ha voluto più bene e che ha reso l’Italia celebre in ogni angolo del pianeta: Ennio, da lui diretto nel 2021 e dedicato, appunto, al genio di Morricone.

Cinemaniac con voto di Christian Liguori

Sale che hanno raggiunto il pienone nel riproporre, con qualche aggiunta, un lavoro che non si stanca di guardare dal primo all’ultimo minuto e che, anzi, si vorrebbe potesse non finire mai.

Quentin Tarantino, Clint Eastwood, Oliver Stone, Wong Kar-wai Hans Zimmer, John Williams, Barry Levinson, Dario Argento, Bernardo Bertolucci, Giuseppe Tornatore, Laura Pausini, Quincy Jones, James Hetfield, Roland Joffé, Bruce Springsteen, Lina Wertmüller, Mike Patton, Liliana Cavani, Enzo G. Castellari, Joan Baez, Marco Bellocchio, Carlo Verdone, Mychael Danna, David Puttnam, Giuliano Montaldo, Vittorio Taviani, Gianni Morandi, Mario Caiano, Nicola Piovani, Ornella Vanoni, Roberto Faenza, Caterina Caselli, Claudio Mancini, Silvano Agosti, Alessandro Alessandroni, Franco Piersanti, Franco Migliacci, Miranda Martino sono i celeberrimi nomi che compongono un ricco cast dove, naturalmente, la parte del padrone spetta al protagonista cui è dedicata l’opera.

Il regista è stato abile nel delineare quanto lo stesso Morricone sia stato un capolavoro, poiché ha rivoluzionato il mondo della musica prima, e del cinema poi, da dentro, rompendo con certi canoni divisori che tendevano a categorizzare ingiustamente l’universale potere che tiene unite ed incollate tutte le forme d’arte.

Se il maestro del Maestro, ovvero Petrassi, come s’evince dalla visione raccontata con inquadrature fotografiche tipiche del regista-fotografo artefice e creatore, era di quella vecchia scuola che distingueva tra musica da camera e musica da film, per cui quest’ultima non era da considerarsi composizione a regola d’arte, Morricone ha dimostrato che la Musica e il Cinema nella convivenza equilibrata che li contraddistingue generano per forza lirismo, poesia, insomma quella potente melodia che è Arte allo stato puro e che ancora oggi risuona se ascoltiamo una sua colonna sonora, anche se lui la disprezzava la melodia musicale, o forse, come ha testimoniato qualcuno che ha lavorato con lui o l’ha studiato, mentiva.

Insomma, in questo concentrato di anime che con voci diverse raccontano la sua s’alternano nel montaggio, tra flashback e flashforward, momenti di vita e carriera e dichiarazioni dello stesso protagonista artista cui è dedicata l’opera: un mondo che credevi di conoscere, ma non fin dove te l’aspettavi.

Morricone si racconta nel profondo, piange, rivela tutta la sensibilità che travolge chi sente i suoi pezzi anche per questo tanto simili a lui, ma il merito di Tornatore, che l’ha conosciuto e gli ha voluto bene veramente, è quello di dargli un’immagine ancora più profonda, poiché spirituale: magistrali gli “accostamenti sdoppiati” del compositore per alludere alla magistrale tecnica di incrocio di temi musicali che l’ha reso famoso nel suo campo, diventando poi celebre in tutto il mondo.

Le immagini, le riprese, i movimenti di macchina fanno osservare le note delle sue colonne sonore al cannocchiale, nonché rivivere atmosfere di alcuni dei film più celebri per cui ha lavorato (su tutti, i western e C’era una volta in America).

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E se è vero, come afferma qui lo stesso Morricone, che il regista controlla tutto tranne la musica, dobbiamo ammettere che tutto questo sia giusto ma fino a prova contraria: Tornatore ha plasmato la sua musica, conoscendola, e le ha restituito una seconda vita, quella visiva. Eppure, il paradosso, ampiamente dimostrato dalla pellicola da brividi e commovente non solo nel finale, è che senza di lui non ce l’avrebbe fatta.

Perché il messaggio più importante di Ennio è che il Maestro è ancora qui tra noi, e c’ha lasciato la cosa più bella: sé stesso.

Se Ennio è un dono all’Umanità, Tornatore s’è preso la responsabilità di consegnarglielo direttamente con cura, dignità, eleganza e delicatezza. Riuscendoci.

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© IL QUOTIDIANO ONLINE • 2022 RIPRODUZIONE RISERVATA

di Christian Liguori

Classe '97, storico dell'arte e docente laureato in Archeologia e Storia dell'Arte all’Università degli Studi di Napoli Federico II. Dopo aver pubblicato il libro “Paolo Barca e la frantumazione della logica cerebrale umana”, un saggio di cinema sul regista Mogherini, ha maturato esperienze in svariati campi: dalla pubblicazione di articoli per un blog e una redazione online, a quella di filmati su YouTube e pagine Facebook; dalla partecipazione come interprete in spettacoli teatrali e cortometraggi, all’attivismo associativo per la cultura e l’ambiente. Già conduttore web-televisivo e radiofonico, è da sempre specializzato in recensioni di film. Curerà le rubriche "Le conversazioni di Liguori" e “Il Cinema secondo Liguori”.

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