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“Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone”

Con questa citazione di John Steinbeck sull’esperienza costruttiva di un viaggio vogliamo presentare la serie di opere dell’artista contemporaneo Bruno Catalano, che per eccellenza sono dedicate al viaggio e al turbinio di emozioni che esso comporta

Les Voyageurs, sono sculture in argilla ricoperte di una colatura di bronzo fuso colorato che lo scultore ha realizzato nel corso della sua carriera artistica. Portano con sé una valigia, e con espressioni talvolta neutrali e talvolta seriose, sono posizionate in luoghi affollati, come aeroporti, piazze, porti; la loro caratteristica è di essere lacerate, come se mancasse loro un pezzo, permettendo allo spettatore di completarne il disegno attraverso il cielo o il paesaggio che vi penetra.

Viareggio, 2022

L’opera d’arte così incompleta sembrerebbe stimolare la lettura introspettiva dello spettatore che prova ad immedesimarsi in quella condizione di partenza che la scultura immortala, trascinando con sé quella serie di emozioni miste a nostalgia e inquietudine verso ciò che ci lasciamo dietro e ciò che ci aspetta.

In effetti, il focus pare essere proprio il concetto di vuoto, ben rappresentato dalla frantumazione della figura, che per l’appunto non è intera: è il viaggio stesso a riempire i nostri vuoti, le persone che incontriamo, le cose che sperimentiamo a definire noi stessi e ad arricchire il bagaglio culturale, la valigia, che ci portiamo dietro, facendoci crescere e maturare.

“Viaggiare è come sognare: la differenza è che non tutti al risveglio ricordano qualcosa, mentre ognuno conserva calda la memoria della meta da cui è tornato” (Allan Eduard Poe)

Lo spazio che attraversa la scultura, quindi, ci lascia libera interpretazione: è questo vuoto il dolore di una partenza o “un posto libero” per qualcosa di nuovo che decidiamo di accogliere nella nostra vita?

Questo tipo di opera è stata particolarmente apprezzata a Venezia, dove più volte la serie di viaggiatori è stata esposta: è la Galleria Ravagnan, specializzata nella promozione di artisti contemporanei dal 1967, a rappresentare l’artista in Italia. Già nel 2017 quest’ultima organizzò una mostra di circa 25 statue dell’artista presso Piazza San Marco; nel 2019, poi, in occasione della 58esima Biennale, una trentina di sculture furono dislocate in cinque diverse sedi espositive; mentre quest’anno, in occasione dell’inaugurazione del Salone Nautico di Venezia, quattro opere monumentali sono state esposte durante i mesi di maggio e giugno tra i portici di Riva Ca’ di Dio e lo stesso Salone. Infine, altre sculture hanno viaggiato fino al molo della Madonnina di Viareggio, dove sono state in mostra per tutta l’estate.

Le sue opere sono molte apprezzate in Europa e non solo: ha esposto infatti anche in Asia e negli Stati Uniti.
La fortuna dell’opera d’arte è strettamente legata all’esperienza personale dell’artista: nato in Marocco negli anni ’60, discende da una famiglia di ebrei spagnoli che nel XV secolo furono costretti a rifugiarsi in Sicilia, prima di giungere nel Nord Africa.

Bruno Catalano, Angelo, Venezia 2018

Appena maggiorenne diventa marinaio, un’esperienza che lo porta a viaggiare per il mondo e ad esplorare nuove città e nuovi porti. Tuttavia è ancora lontano dall’arte. Negli anni ’90 inizia ad affacciarsi alla lavorazione di alcune maschere in cuoio; solo in un secondo momento si dedica alla scultura in argilla e, successivamente, in bronzo. Emerge nel 2001, ricevendo il primo importante incarico a Marsiglia, quando realizza la statua di Yves Montand per la piazza a lui dedicata. Tuttavia è nel 2004 che vi è l’illuminazione e la svolta per la sua carriera: una colata di metallo apre una breccia nella scultura, un incidente che gli dà l’ispirazione per la prima serie di Les Voyageurs, realizzata a Marsiglia ed esposta nel suo porto nel 2013, in occasione del titolo di Capitale della Cultura.

La sua produzione si ispira al non finito di August Rodin, al surrealismo di Alberto Giacometti e alle sperimentazioni materiche di César Baldaccini. Tuttavia Catalano non si limita a scomporre o ad abbozzare le parti, piuttosto ne squarcia la figura, aprendo una finestra nell’opera stessa, dando agli osservatori il piacevole compito di perdersi tra la scultura e il cielo.

Saint-German des Prés, 2019.

© IL QUOTIDIANO ONLINE • 2022 RIPRODUZIONE RISERVATA

di Rosaria Esposito

Classe '96, diplomata al liceo classico "Cneo Nevio" di Santa Maria Capua Vetere (CE) e laureata in “Cultura e Amministrazione dei Beni Culturali” all’Università degli Studi di Napoli Federico II. A metà tra un approccio storico-artistico ed uno economico-gestionale, costruisce una figura professionale capace di muoversi nei campi della cultura, conservazione e valorizzazione del patrimonio. Dà un respiro internazionale al suo profilo studiando a Lille, tra il 2017 e il 2018, attraverso al Programma Erasmus+. L’esperienza di tirocinio extracurriculare presso il “Pio Monte della Misericordia” a Napoli la spinge ad iscriversi, nel 2019, al corso di laurea magistrale in “Archeologia e Storia dell’Arte”. Tuttavia, non abbandona il suo interesse verso la valorizzazione e la gestione: grazie all’associazione “Napulitanata”, studia da vicino dinamiche interne volte alla promozione culturale territoriale e la programmazione degli eventi che da sempre l’affascinano. Ambiziosa e curiosa è una grande amante dei libri e dei viaggi. Per lei la lettura ha un grande valore culturale: leggere significa avere sete di conoscenza, essere aperti al mondo e non essere mai stanchi di stupirsi. Curerà la rubrica “Pillole d’Arte”

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