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Il nuovo film (mentale) di Luchetti oggi nelle sale: “Confidenza”, una scommessa promettente?

Anno: 2024

Genere: Drammatico

Produzione: Italia

Durata: 136 minuti

Regia di: Daniele Luchetti

Attori: Elio Germano, Federica Rosellini, Vittoria Puccini, Pilar Fogliati, Isabella Ferrari. Elena Arvigo, Luca Gallone, Giordano De Plano, Elena Bouryka, Roberto Latini

Uscita: mercoledì 24 aprile 2024

Oggi è uscito nelle sale italiane il nuovo film di Daniele Luchetti (“Confidenza”, 2024). Il titolo della pellicola non solo è omonimo rispetto al romanzo da cui è tratto, ma conferma anche l’attenzione del cineasta per i libri di Domenico Starnone, visto un precedente come “Lacci”.

Permane la capacità di Luchetti di dar vita a schemi narrativi originali e complessi, accompagnando tuttavia lo spettatore dall’inizio alla fine con coinvolgimento fortemente emotivo e suspence. È incredibile come la sceneggiatura di “Confidenza”, film di tensione tra realtà e possibilità, sia scorrevole e lineare pur nella sua giusta e complessa rottura di piani e spazi temporali, così definibile poiché atta a restituire al pubblico il senso più profondo ed evidente della definizione di segreto: è in tal modo che si spiega l’accostamento misterioso tra momenti di realtà e di sogno, razionale ed irrazionale, conscio ed inconscio.

Infatti, si susseguono spesso sequenze ove certe scene si presentano realmente al presente, altre al passato in flashback, altre ancora in flashforward ma in base a cosa sarebbe potuto accadere o accadrà, e così via, lasciando continuamente sospensione, dubbio, riflessione e pensiero, senza arrivare mai ad una risposta, neanche in un finale incredibilmente lineare nella sua enigmaticità. Perché Luchetti non fa altro che ricavare dalle viscere più celate il concetto della nascosta confessione, per riportarla dinanzi ai nostri occhi per ciò che è veramente.

Ecco spiegata l’ambiguità, figlia genitrice della paura, nell’ambito di un ossimoro che è la risultante di tutte le contraddizioni che fanno capo al detto e non detto, tracciando una straordinaria linea del tempo apparentemente disordinata, che però nella sua rottura cronologica trova miglior voce per definire l’ambiguità d’un patto che, in quanto segreto, noi spettatori non avremo mai possibilità di conoscere. Strategica la mossa, peraltro, di giocare anche sui contrasti che coinvolgono ragione e sentimento, amore e paura, buona scuola e vita poco esemplare, riducendo la tanto decantata e di successo esteriore “pedagogia dell’affetto” a miseria umana e spossatezza interiore.

Emerge significativamente il dibattito sulla scuola degli ultimi ed attuali anni da parte di un regista che, anche quando sembra che voglia raccontare visivamente la storia di un romanzo, in realtà non è alieno dal coraggio di denunciare contraddizioni, fare politica ed educazione, nel senso più nobile e ampio del termine, socialmente parlando.

Infatti, riecheggia persino la decadenza dell’odierna borghesia di sorrentiniana memoria, se pensiamo a “La grande bellezza”, anche se lo stile è completamente diverso: Luchetti arriva prima, immediatamente pur nella sua scomposizione, linearmente come quella simmetria di fotogrammi ed edifici con cui s’apre bruscamente il lungometraggio, secondo un’inquietante geometria che è caratteristica peculiare, tra l’altro, della straordinaria protagonista Federica Rosellini (e, levando “geometria”, forse un po’ di tutti).

Già in quell’intro il regista richiama l’attenzione per quel che sarà del film, tra significante e significato, addirittura ponendo in associazione di continuità e discontinuità quel che è stato, quel che è, quel che sarà, quel che sarebbe potuto succedere e quel che potrebbe accadere. È un film mentale “Confidenza”, sospeso tra conscio ed inconscio, e forse anche per questo avvolgente, oltre che per la preziosa abilità di un cast sempre sul pezzo e ottimamente diretto (mostro di bravura confermata Elio Germano, qui professore impeccabile nell’evoluzione recitativo-anagrafica, ma complimenti anche alla Puccini e ad Isabella Ferrari).

Tuttavia, il montaggio a volte rivela note stonate di bruschi stacchi di troppo, ci sono lievi scontatezze e qualche momento di piattume in scrittura, con un briciolo di facilitazione per accelerare la trama (i primi dialoghi tra Elio e la Puccini).

Se, inoltre, consideriamo che qualche parola della Rosellini è fortemente didascalica, allora comprendiamo bene come il gioco della molla tra detto e non detto ad un certo punto s’inceppa.

Ma, dura poco e fortunatamente l’elastico non si rompe; “Confidenza”, che mescola generi come thriller e dramma in maniera fantastica, con tanto di allegorie da fiaba dark tradizionali (corvo nero) ed innovative (limoni “ardenti”), si guadagna il merito d’incollare allo schermo per più di due ore attraverso un modo di raccontare che, l’avesse diretto qualcun altro, sarebbe venuto fuori un assurdo ed esagerato, insopportabile pippone incomprensibile.

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di Christian Liguori

Classe '97, storico dell'arte e docente laureato in Archeologia e Storia dell'Arte all’Università degli Studi di Napoli Federico II. Dopo aver pubblicato il libro “Paolo Barca e la frantumazione della logica cerebrale umana”, un saggio di cinema sul regista Mogherini, ha maturato esperienze in svariati campi: dalla pubblicazione di articoli per un blog e una redazione online, a quella di filmati su YouTube e pagine Facebook; dalla partecipazione come interprete in spettacoli teatrali e cortometraggi, all’attivismo associativo per la cultura e l’ambiente. Già conduttore web-televisivo e radiofonico, è da sempre specializzato in recensioni di film. Curerà le rubriche "Le conversazioni di Liguori" e “Il Cinema secondo Liguori”.

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