Oggi finalmente si parla molto di barriere architettoniche; esistono, però, anche quelle percettive: nella Giornata Mondiale dell’alfabeto Braille è importante ricordarlo
Il 4 gennaio 1809 nacque Louis Braille, l’inventore a cui si deve la predisposizione di un alfabeto per non vedenti. Egli, cieco da quando era molto piccolo, frequentava l’Istituto per Ciechi di Parigi e lì imparò a leggere i caratteri alfabetici per vedenti in rilievo. Era possibile, quindi, leggere (molto lentamente, a causa della dimensione dei caratteri non adatta a quella dei polpastrelli) ma non scrivere autonomamente.
All’eta di quindici anni Braille inventò un nuovo sistema alfabetico tattile, costituito da una combinazione di puntini in rilievo, posizionati in uno schema di due colonne parallele di tre punti ognuna, così da rendere ai non vedenti la lettura più scorrevole e la scrittura possibile.
Prima accolto con astio anche dallo stesso istituto che Braille frequentava, il nuovo metodo grafico si cominciò a diffondere, non solo in Francia, ma anche nel resto del mondo, essendosi adattato a tutte le lingue. In Italia fu introdotto dall’Istituto dei Ciechi di Milano, che oggi ospita un museo dedicato.
Secondo l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, vivono in condizione di totale cecità 36 milioni di persone. Il braille è sicuramente uno dei modi per rendere le persone ipovedenti o non vedenti più autonome; ma ci sono tante soluzioni messe in campo per eliminare le barriere percettive, anche se spesso non ci facciamo caso.
Hai mai sentito quel suono ad intermittenza che produce un semaforo quando è verde per il passaggio pedonale in strada? Oppure, hai mai fatto caso al quelle strisce gialle con dei pallini in rilievo che si trovano all’interno delle stazioni e segnano dei percorsi? Questi ed altri sono metodi semplici per aiutare le persone non vedenti ad essere autonome e poter vivere in maniera normale, nonostante la disabilità.
L’immagine è stata ripresa dalla Pagina Facebook “Uici Messina”.
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