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Recensione del libro “Follia” di Patrick MCgrath

La consapevole rovina di una donna

Follia è un libro dello scrittore inglese Patrick McGrath pubblicato nel 1996 e da cui è stato tratto l’omonimo film nel 2005. È un romanzo psicologico dalle tinte un po’ noir incentrato sulla storia d’amore improbabile ed impossibile tra Stella, moglie di Max, psichiatra e vicedirettore di un istituto per criminali psichiatrici, ed Edgar, uno dei pazienti dell’istituto stesso. Già attraverso questo piccolissimo assaggio di trama si comprende la particolarità del racconto ambientato in età vittoriana, un’epoca in cui le apparenze e la rispettabilità della moglie di un medico andavano salvaguardate ad ogni costo.

il Giornale


Lo scrittore opera una ricerca molto oculata già nella scelta del narratore: anche il narratore è uno psichiatra che lavora nello stesso istituto di Max. Si tratta di Peter, amico e confidente di Stella, nonché medico che ha in cura Edgar. Questo non trascurabile particolare rende il tutto più elettrizzante perché il narratore è sia interno alla storia che esterno, poiché, essendo un medico, tenta di mantenere quel distacco professionale medico-paziente anche nel taglio narrativo. Inoltre tutta la vicenda amorosa e le conseguenze che comporta lo scoppio di questa feroce passione vengono analizzate dal punto di vista psicologico senza nessuna intrusione di giudizi morali. Anche se Peter cerca di essere distaccato – come un medico dovrebbe essere – finisce, suo malgrado, per rimanere coinvolto in prima persona nella storia che cercava di raccontare analiticamente, rimanendo lui stesso vittima del fascino di Stella, bella e dannata oltre che gravemente malata di depressione, eppure ancora capace di attrarre gli uomini.

Sono così tante le tematiche che vengono sviluppate nel corso della storia – forse anche troppe – che a volte non si riesce quasi a starci dietro. I colpi di scena sembrano essere sempre dietro l’angolo, la suspense cresce pagina dopo pagina e la tensione è sempre alle stelle. Il lettore rimane inebetito di fronte alla brutalità del crimine commesso da Edgar contro la moglie, i cui particolari agghiaccianti vengono svelati nel corso della storia, oppure di fronte alla totale dissociazione di Stella, provocata dalla depressione, che la porta prima a fuggire di casa per raggiungere il suo amato scappato dall’ospedale e rifugiatosi a Londra e poi addirittura ad assistere alla morte del figlioletto Charlie davanti ai suoi occhi in una presenza assente, senza far nulla per evitare una tragedia che poteva essere facilmente evitata chiedendo aiuto. A causa di queste due azioni Stella si trasforma da donna perfetta in moglie infedele e madre infanticida.

E proprio questo è uno degli aspetti più rilevanti: la rovina di una donna, una rovina verso cui lei stessa si avvia consapevolmente perché troppo infelice e frustrata da una vita spenta ed ordinaria. Il suo viaggio verso il baratro inizia per motivi chiari: Stella deve colmare un vuoto dentro di lei causato da un’esistenza sempre uguale, scandita sempre dagli stessi impegni domestici in cui qualsiasi slancio di passionalità viene inibito da un marito glaciale. Come si suol dire “Chi è causa del suo mal pianga se stesso”, dunque Stella non può imputare a nessun altro la causa della sua rovina, men che meno all’uomo che l’ha sedotta, essendo stata lei a dargli la possibilità di farlo, ad innamorarsene perdutamente ed a seguirlo.

È lei ad uccidere indirettamente Charlie. Il destino beffardo fa sì che il povero piccolo Charlie, a cui lei, da madre modello, dava tante attenzioni, temendo addirittura che si sporgesse troppo quando cercava i girini nel laghetto del giardino di casa, rimanga vittima di un annegamento proprio di fronte a quella stessa donna che ha perso ormai tutti gli attributi di una madre. Forse la colpa di Charlie era quella di essere l’ultimo legame che teneva ancorata Stella alla sua vecchia vita e di essere diventato troppo simile al marito Max che lei tanto odiava. Dunque Stella, nella sua dissociazione, è quasi come se scegliesse di farlo morire per coronare la sua piena identificazione in Edgar e diventare lei stessa una malata psichiatrica rinchiusa nello stesso istituto.

Questo libro racchiude tutto il dramma di una donna irrecuperabilmente malata che non vuole curarsi e rinunciare ad un amore tossico, nonostante gli sforzi terapeutici del suo medico ed amico Peter. È una storia che sconvolge ed appassiona, che trascina i lettori in un turbinio di emozioni forti e che può essere letta anche se si è interessati ad approfondire tematiche di natura psicologica.

Copertina di “Follia di P. McGrath”

di Licia Crispini

Classe '96, laureata in “Archeologia e Storia dell'Arte” all’Università degli Studi di Napoli Federico II. Fin da piccola matura uno spiccato interesse verso l’arte, il teatro e la cultura che la spinge a cercare una strada in questa direzione, infatti, dal 2011, prende parte, nelle vesti di attrice, agli spettacoli messi in scena dall’associazione “Artenauta Teatro”. Continua la propria formazione teatrale attraverso la partecipazione a stage e seminari con attori di fama nazionale. Nel 2016 poi sceglie di condividere gli intenti di tutela e di valorizzazione del patrimonio storico-artistico, in particolare del Castello del Parco Fienga di Nocera Inferiore e collabora attivamente alle iniziative dell’associazione “Ridiamo vita al castello”. Da pochi mesi è impegnata anche in un nuovo progetto concernente la promozione delle attività culturali e turistiche nei comuni dell’entroterra cilentano. Fortemente convinta che il primo passo verso la tutela sia la conoscenza, ritiene indispensabile avvicinare le persone alla riflessione sulle bellezze artistiche, storiche e paesaggistiche e si impegna a diffondere i suoi ideali con passione per un mondo più sensibile all’arte, ergo migliore. Curerà la rubrica “Sentieri, Storie e Territori”

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