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Conversazione con Antonio Tropiano, lo “scultore della Parola”

Credo che l’Arte sia una vera e propria invenzione”

-Antonio Tropiano, scultore

Nato a Santa Caterina dello Ionio, in provincia di Catanzaro, lo scultore calabrese Antonio Tropiano rifiuta la serialità, i canoni estetici seguiti dai più.   

Una delle sue mostre di maggior successo s’è tenuta di recente al MARCA (Museo delle Arti di Catanzaro): “Minima Fragmenta”, dove le metafore e le parole prendono vita in diversi blocchi.

Affascinato dalla Parola, ritiene che essa sia la più grande invenzione prodotta dall’uomo e che contenga in sé le trasformazioni delle cose. 

L’artista è stato nominato a rappresentare l’Italia insieme con Massimiliano Pelletti alla Biennale di Scultura tra Italia e Svezia a Genova.

Tutte le sue sculture prendono vita dalle parole, di cui è interessato anche a risalire, con ricerca, alla storia etimologica.

Apprezzato dal critico Vittorio Sgarbi e dall’attrice, amica di Ozpetek, Serra Yilmaz, il suo lavoro permette di condurre viaggi metafisici nel magico mondo della Parola.  

Con quali occhi osservavi il mondo da bambino? Anche da piccolo avevi la tendenza a diventare lo scultore che oggi sei diventato?

«Credo che nessuno riesca ad immaginare la propria vita “in nuce’” La mia percezione del mondo sicuramente fu attraversata da un mutamento quando mia nonna mi portò in cantina e mi mostrò le cassapanche ricolme degli affetti di mio nonno, il quale era stato un grandissimo ebanista che aveva visto il mondo. Cominciai ad interrogarmi sul perché quelle cose erano state create. Credo che ogni oggetto nasca per soddisfare un bisogno, e quindi sia il frutto di un sistema immaginifico».

È possibile allora affermare che l’Arte sia tra noi in qualsiasi cosa ci riguardi, nella vita?

«Assolutamente no, credo che l’Arte sia una vera e propria invenzione, così come lo è anche la Bellezza, la quale è una forma di menzogna pattuita, un qualcosa che esiste a prescindere dalla volontà dell’uomo. L’Arte è stata da sempre un tentativo di logicizzare e categorizzare la Bellezza nella sua forma più alta».

Quindi tu tenti di dare un ordine logico a questa menzogna?

«Io non ho mai smesso di scolpire sin da quando avevo cinque anni, anche se per tutta la vita mi sono occupato della Parola, di Lettere e ho anche insegnato Filologia medievale. Ad un certo punto mi sono stancato di produrre parole di parole e ho pensato di produrre parole di legno. Adoro il profumo e la polvere di questo materiale, la sua cocciutaggine, le sue regole, i suoi mutamenti rispetto ad altre forme della materia. In un mondo dove si ha il bisogno costante di affermare la propria opinione, di lasciarsi convincere del fatto che la propria opinione sia essenziale alle sorti dell’Universo, io ho l’esigenza, invece, di affermare la rivoluzione di chi produce arte, di osservare un fenomeno da più punti di vista».

Nelle tue opere riesci ad unire la parola alla manualità, e questo non è un aspetto per niente scontato. Raccontami, a tal proposito, della mostra “Minima Fragmenta”.

«La mostra si chiama così perché è un chiaro rimando, un omaggio, ai “Minima Moralia” di Theodor W. Adorno. Mi colpisce un passaggio dell’opera, in cui si afferma che la pagliuzza nell’occhio ha finito per essere la vera lente d’ingrandimento. È questa un po’ la cifra del mio rappresentare le cose in un mondo che ha la pretesa di comprendere l’universale nelle sue movenze, nelle sue rappresentazioni e manifestazioni. Io, invece, sono interessato al pezzetto, al frammento, alla scheggia, al coccio, a quel particolare irrilevante ed ineludibile, che però muove le cose e le sostanze. “Minima Fragmenta” nasce dall’incontro con Rocco Guglielmo, direttore del MARCA e “malato” d’Arte, vittima e servo del suo “daimon“, il demone dell’ossessione per la bellezza artistica».

Sursum corda

Un’opera bella e suggestiva che tu hai realizzato per l’occasione è “Sursum corda”. Me la racconti? 

«Il significato del titolo rimanda ad essere su di morale. Il contesto in cui viviamo ci costringe frequentemente a fare dei bilanci del nostro esistere e dinanzi ad essi siamo tenuti ad utilizzare dei parametri che riceviamo dall’esterno, non parametri con cui abbiamo fatto i conti durante la nostra vita. Sono semplicemente schemi che ereditiamo per ragioni che non conosciamo. Quest’uomo che qui rappresento è di fronte ad una specie di baratro e si abbandona completamente alla forza di trazione delle proprie illusioni. Come fa una corda a starsene lì tesa pur essendo spezzata? È lì, in quel modo, solo come proiezione delle illusioni».

Cosa pensi della forza evocativa della Parola?

«Ti faccio un esempio. Credo che se Monet avesse fatto parlare le sue “Ninfee”, la forza evocativa di quelle parole che sarebbero potute derivare da esse le avrebbe superate».

Vuoi svelarmi qualche tuo attuale o futuro progetto?

«È probabile che alcune sculture di “Minima Fragmenta” vadano a confluire in una galleria d’arte romana. Attualmente sto lavorando ad una scultura imponente destinata ad una galleria molto importante del Comune di Pietrasanta, in Versilia (LU). Le mie attuali riflessioni sono sul concetto del divenire, del venire dall’alto verso il basso. La mutazione delle cose è un cadere dall’alto, secondo una sorta di strana forza di gravità».

In bocca al lupo per l’avvenire e grazie per questa metafisica conversazione!

«Grazie a te, Christian».

Le prime tre fotografie ci sono state gentilmente concesse dall’artista stesso, per mezzo del suo profilo Facebook, mentre le ultime due sono state scattate dal sottoscritto.

© IL QUOTIDIANO ONLINE • 2022 RIPRODUZIONE RISERVATA

di Christian Liguori

Classe '97, storico dell'arte e docente laureato in Archeologia e Storia dell'Arte all’Università degli Studi di Napoli Federico II. Dopo aver pubblicato il libro “Paolo Barca e la frantumazione della logica cerebrale umana”, un saggio di cinema sul regista Mogherini, ha maturato esperienze in svariati campi: dalla pubblicazione di articoli per un blog e una redazione online, a quella di filmati su YouTube e pagine Facebook; dalla partecipazione come interprete in spettacoli teatrali e cortometraggi, all’attivismo associativo per la cultura e l’ambiente. Già conduttore web-televisivo e radiofonico, è da sempre specializzato in recensioni di film. Curerà le rubriche "Le conversazioni di Liguori" e “Il Cinema secondo Liguori”.

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