Ci sono due tipi di persone al mondo: quelli che passano le serate con il naso all’insù leggendo le storie scritte nel cielo, osservando il movimento di stelle e pianeti – magari interrogandosi sui misteri dell’universo – e quelli per i quali il cielo notturno è solo un insieme di puntini luminosi poco degno della loro attenzione.
Ma non è stato sempre così. C’era un tempo in cui la volta celeste era importantissima nella vita e nella cultura dei popoli, in cui le leggende e i miti più affascinanti si intrecciavano tra loro nelle costellazioni in posa eterna su questo enorme palcoscenico, gli indovini vi leggevano il destino dei popoli profetizzando gli avvenimenti futuri e i naviganti e i viaggiatori lo usavano come punto di riferimento per l’orientamento.
Ed è proprio per quest’ultima esigenza che nacque l’idea di creare uno strumento per poter individuare nel cielo notturno la posizione delle costellazioni, a seconda del periodo dell’anno, così da riuscire a determinare con facilità i punti cardinali: l’Astrolabio.
Ci troviamo a cavallo tra il quarto e il quinto secolo dopo Cristo, in un’assolata Alessandria d’Egitto, dove viveva e insegnava una donna fuori dagli schemi, che coniugava sete di conoscenza con l’amore per l’insegnamento e che oltre a essere una studiosa era anche filosofa, matematica e astronoma. Il suo nome era Ipazia.
L’astrolabio piano progettato da Ipazia era composto da due dischi di metallo forati, ruotanti l’uno sull’altro mediante un perno rimovibile. Era uno strumento utile per calcolare il tempo e per seguire la posizione degli astri nel cielo.
Ipazia è una donna che merita di essere ricordata, oltre che per questo importante contributo, soprattutto per la sua sete di conoscenza e per il suo acume filosofico. In un’epoca in cui le donne venivano considerate inferiori, il nome di Ipazia venne reso celebre anche per la sua tragica fine nel 415 d.C. – venne linciata e fatta a pezzi – che la consacrò a martire della libertà di pensiero. Il mondo venne privato di una scienziata ante litteram, probabilmente proprio in un quasi profetico otto marzo.
© IL QUOTIDIANO ONLINE – 2021 RIPRODUZIONE RISERVATA