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Agricoltura e sviluppo: verso la nuova…PAC!

Sostenibilità ambientale, innovazione tecnologica, sviluppo informatico e autonomizzazione: sembra proprio che saranno questi i temi e le proposte principali che sono state pubblicate su uno dei siti ufficiali della Commissione Europea relativamente alla nuova Politica Agraria Comunitaria (PAC) che accompagnerà gli agricoltori nel periodo che va dal 2023 al 2030. Questo regolamento doveva partire già quest’anno, ma a causa della pandemia è stato rinviato. Fino al prossimo 1° gennaio 2023, infatti, vigerà l’attuale regolamento transitorio.

Grande attenzione per quelli che sono i temi trattati.
Le problematiche ambientali sono molteplici e bisogna in maniera concreta svolgere un’azione di mitigazione dei cambiamenti climatici. Era abbastanza prevedibile che questa battaglia fosse al centro del programma. Possiamo affermare che già nei precedenti regolamenti, l’Unione Europea aveva inserito nella condizionalità diverse misure per la tutela e la salvaguardia dell’ambiente, sarà interessante capire quali saranno le ulteriori misure che verranno inserite e quali saranno le incentivazioni per promuoverle. Quasi sicuramente saranno inserite misure per preservare i suoli, le zone umide ricche di carbonio e implementare la rotazione culturale. Inoltre, sembra che bisognerà introdurre uno strumento per ottimizzare la gestione dei nutrienti da somministrare alle piante per mitigare l’inquinamento delle acque dai nitrati, obiettivo della già esistente direttiva nitrati 91/676/CEE che regolamenta la somministrazione e lo stoccaggio dei nitrati per le aziende agricole. La premialità arriverà anche dai pagamenti diretti della Politica Agraria Comunitaria, per gli agricoltori che seguiranno e si impegneranno praticando buone pratiche per mitigare il cambiamento climatico.

Incuriosisce capire e comprendere quali invece saranno le misure che l’Unione Europea adotterà per garantire un reddito equo all’agricoltore rispetto al lavoro svolto.

È una problematica centrale, in quanto a oggi, analizzando la filiera della produttività agricola, l’agricoltore risulta purtroppo ancora svantaggiato rispetto agli altri attori del mercato. Basti considerare, per fare un esempio, la filiera produttiva del pane dove l’agricoltore assoggettato a tutti i rischi della produzione (siccità, intemperie, patologia, danni da ungulati, ecc.) realizza un prezzo del grano pari a circa 0,24 € al kg mentre, invece, il trasformatore finale, il panettiere, vende il prodotto a circa 3,10 € al kilogrammo. Considerando questo rapporto, l’agricoltore è ampiamente svantaggiato. Quindi si attendono misure concrete per andare a colmare questo divario.

Un’altra sfida molto importante è quella della competitività. La nuova Politica Agraria Comunitaria dovrebbe essere indirizzata ad implementare lo scambio generazionale e “svecchiare” il mondo produttivo agricolo, soprattutto quello italiano. Le strategie dell’Agricultural Knowledge and Innovation Systems (AKIS) avranno questo compito. La creazione di un’infrastruttura che possa maggiormente collegare il mondo della ricerca e le aziende agricole, per aumentare la sperimentazione e dare benefici anche in campo, aumentando le produttive. Ma se si parla di competitività, la vera sfida si giocherà sulla digitalizzazione delle imprese agricole e automatizzazione del processo produttivo.

È il momento di dare una vera svolta imprenditoriale alle nostre aziende agricole, per riuscire a farle stare al passo con gli altri mercati: organizzazione aziendale, ergonomizzare le risorse e gli spazi e soprattutto sviluppo e sostegno alla filiera corta. Da diversi anni il mondo dell’agricoltura sta diventando sempre più avvincente e molti ragazzi hanno deciso di investire il loro tempo e le loro competenze in questo settore. Del resto, il potenziale qualitativo dei prodotti italiani è molto elevato, come dimostra il riconoscimento che è stato attribuito alla dieta mediterranea, divenuta nel 2010 patrimonio immateriale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO). La tecnologia è uno strumento e come ogni strumento, bisogna studiarlo per poterlo utilizzare in maniera efficiente. Superare l’obsolescenza tecnologica che purtroppo negli anni hanno decretato un esito negativo per il mondo produttivo agricolo e lavorare con nuova tecnologia, informatizzando l’azienda per renderla maggiormente autonoma.

© IL QUOTIDIANO ONLINE – 2021 RIPRODUZIONE RISERVATA

di Giuseppe Manzolillo

Classe '94, sono nato a Napoli, ho vissuto sin da bambino nel Vallo di Diano, dove ancora oggi vive perennemente una parte del mio cuore, a Teggiano. Sono affascinato dalle storie che raccontano gli artigiani mentre lavorano il ferro o fabbricano mobili, mi incuriosisce conoscere le storie antiche, i misteri e le leggende di quella che fu la mia gente. Adoro l’odore che proviene dai frantoi a fine novembre, il sapore delle mozzarelle calde e il suono della segheria dietro casa. Mi piacciono le montagne cilentane, le Highlands scozzesi e le colline verdi irlandesi. La mia curiosità per la natura e per la scienza, si è concretizzata con l’avvio al percorso di studi presso l’Università di Bologna, che si è conclusa con la laurea in “Scienze e Tecnologie Agrarie”. Ho sempre cercato di dare un contributo alla mia comunità, mi sono impegnato diversi anni coordinando il Forum dei Giovani di Teggiano, dove ho conosciuto splendidi compagni. Amo Martina con cui vivo a Siena, dove lavoro in uno studio professionale. Mi occuperò di scienze, ambiente e agricoltura. Credo nell’umanità. Curerà la rubrica “Alla ricerca del Genius Loci”

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Un commento

  1. Ippolito Angela

    Eccellenti informazioni e considerazioni; si legge tra le riga oltre la competenza, anche l’ accorata partecipazione alla speranza di salvare e rispettare la produttività naturale e le persone che alla base lavorano per il fabbisogno alimentare della popolazione.
    Articolo interessante.

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