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“Solo perché non la puoi vedere, non vuol dire che non esiste”

Marzo è il mese dedicato alla consapevolezza dell’endometriosi, una malattia cronica e invalidante ancora poco conosciuta

Una donna su dieci. Può essere un’amica, tua figlia, tua sorella, la tua compagna. Può essere la compagna di scuola che ricordi piegarsi in due sul banco durante le mestruazioni. Sono circa 3 milioni in Italia, 150 milioni nel mondo, le donne ad avere una diagnosi conclamata di endometriosi. Un numero non basso per questa patologia che affligge circa il 10% delle donne in età riproduttiva ma, nonostante ciò, è ai più sconosciuta. Malattia cronica e invalidante, l’endometriosi è caratterizzata dalla presenza del tessuto che riveste la cavità uterina, l’endometrio, in altre sedi dove conserva lo stesso comportamento dell’endometrio uterino che, a seguito degli stimoli ormonali, si sfalda e sanguina durante le mestruazioni.

Le cause sono ancora ignote. Delle teorie avanzate, la più accreditata è quella della mestruazione retrograda. Si creano dunque aderenze, noduli, ispessimenti, cisti, condizioni infiammatorie che hanno ripercussioni sistemiche e che causano dolore.

La sintomatologia è varia, dipende dalla localizzazione della malattia, dunque soggettiva. Per lo più si hanno mestruazioni dolorose (dismenorrea), dolore durante i rapporti (dispareunia), mestruazioni abbondanti, cicli di durata irregolare. Le stesse donne, tutt’oggi, ignorano l’esistenza di questa patologia e, spesso, ne vengono a conoscenza solo nel tentativo di cercare una risposta a un dolore pelvico invalidante o a una gravidanza che non arriva. L’infertilità può essere una conseguenza, soprattutto quando la diagnosi tarda ad arrivare. Il ritardo diagnostico è sconcertante, valutato intorno a un minimo di 10 anni, frutto di una scarsa consapevolezza della patologia anche da parte di molti medici oltre che dalle donne stesse che vivono, purtroppo, l’ingiusta imposizione sociale del dolore come parte integrante della vita femminile.

Il dolore non è mai normale, in qualsiasi momento del ciclo mestruale esso insorga. Importante è, dunque, rivolgersi a medici specializzati che conoscano questa malattia invisibile che porta con sé inadeguatezza e incomprensione. Al dolore straziante si accompagna la scarsa empatia di chi sottovaluta e minimizza una condizione cronica e invalidante dalla quale non si guarisce, la frustrazione di cercare risposte per anni e tentare di instaurare un equilibrio quotidiano che permetta il più possibile di stare al passo con le aspettative sociali.

Un dolore del fisico ma anche dell’anima che deve accettare di dover ascoltare un corpo che si ribella anche quando vorresti spaccare il mondo, anche quando fuori sei sempre tu, col tuo sorriso, mentre dentro impari a lottare in silenzio.

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di Pasqualina Santamaria

Vive da sempre in un paese della bassa Ciociaria. Cresciuta tra la natura e gli animali, con una spiccata empatia verso tutti gli esseri viventi, dopo il conseguimento della maturità al Liceo Linguistico “Marco Tullio Cicerone” a Formia, inizia gli studi presso il Dipartimento di Medicina Veterinaria all’Università degli Studi di Napoli Federico II, e, contestualmente, comincia a lavorare come commessa in un negozio per animali. Dopo anni di volontariato, nel 2015 è una dei soci fondatori di “Bastardi di Razza”, associazione impegnata nel recupero e nelle adozioni di cani e gatti abbandonati: essa mira sia a promuovere una cultura del rispetto sia a sensibilizzare sulle tematiche di prevenzione e di lotta al randagismo. Coniugare tutti gli impegni, spesso, non è semplice, ma la speranza di un futuro migliore è un motore potente che non fa arrendere. Curerà la rubrica “Anima(li) come noi”

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