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La riduzione dello spreco alimentare in Italia con la legge Gadda e la digitalizzazione

Lo spreco alimentare da un lato e la povertà dall’altro, due grossi problemi della società moderna che da anni sono diventati l’uno la soluzione dell’altro grazie a piattaforme come Regusto, fondazioni come il Banco Alimentare, iniziative come la Spesa Sospesa ed il supporto dello stato con leggi ad hoc

Con l’emergenza pandemica da Coronavirus sono stati rimarcati problemi esistenti ormai da anni e di cui si parlava poco, il focus del cittadino si è spostato così verso tematiche diverse, quali, ad esempio: l’ecologia o la sostenibilità, la riduzione degli sprechi, l’impatto che l’essere umano ha sull’ambiente.

Con l’aumento della disoccupazione e con molte delle attività aperte ad intermittenza o ancor peggio chiuse, si è osservato, inoltre, come siano aumentate anche le persone che hanno richiesto un aiuto economico soltanto per poter mangiare.

Si è parlato molto, quindi, della Spesa Sospesa, iniziativa partita dalla regione Campania e diffusasi ormai in tutto il Paese; si è parlato di fondazioni, quali il Banco Alimentare, che garantiscono almeno un pasto completo al giorno ai tantissimi che ne hanno bisogno; si è parlato di associazioni ed iniziative no profit che esistono da anni ma che per forza di cose, con la pandemia, sono diventate realtà più note.

Ridurre lo spreco alimentare significa dare a più persone la possibilità di mangiare e quindi di sopravvivere. Significa recuperare prodotti alimentari che altrimenti andrebbero buttati e ciò comporterebbe finanche una riduzione delle perdite per le aziende. Nella fattispecie la società può operare positivamente anche sull’impatto ambientale riducendo così, ad esempio, la produzione di CO2.

Ogni anno, infatti, le aziende scartano tonnellate di alimenti ancora commestibili, che rispondono ai requisiti di igiene e sicurezza, per ragioni commerciali, estetiche o perché prossimi alla data di scadenza, molti inoltre sono i prodotti che non vengono somministrati per carenza di domanda, per non parlare poi di tutto quel che eccede dalle attività di ristorazione.

La legge Gadda, introdotta nel 2016, ha modificato totalmente le situazione, dando la possibilità ad aziende ed esercenti di donare le eccedenze alimentari ai più bisognosi, semplificando le procedure e incentivandole tramite agevolazioni fiscali ed enormi sono i benefici che ne stiamo traendo.

Un esempio di come negli ultimi anni si sia dato un calcio allo spreco è la piattaforma Regusto, marketplace della sostenibilità che permette alle aziende di donare o vendere a prezzi vantaggiosi prodotti e per lo più alimenti ad associazioni non-profit che acquistano la “benzina” per alimentare il potente motore della beneficenza.

Con questa piattaforma le aziende possono tracciare e certificare con il massimo della trasparenza i flussi di prodotti donati, dal fornitore fino al destinatario finale ed avere quindi in maniera facile e veloce importanti sgravi fiscali, dall’altra parte le associazioni non-profit possono “ampliare” la rete di fornitori in base alle esigenze e ai prodotti disponibili.

Posso quindi dare un contributo soltanto se ho un azienda o un associazione di volontariato? No, anche la somma di tanti piccoli contributi possono portare al raggiungimento di un gran risultato e, nel nostro piccolo, possiamo ad esempio ridurre lo spreco alimentare nelle nostre cucine, aiutare chi ci sta vicino o ancor di più fare una donazione economica alle tante associazioni che operano sul territorio, basta accedere ai loro siti ufficiali e seguire le istruzioni.

Più informato, vivi meglio. A presto!

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di Sergio Claudini

Classe 2000. Dopo aver conseguito la maturità classica al Liceo Classico “G. B. Vico” di Nocera Inferiore, nel 2019 si iscrive alla facoltà di “Scienze dei Beni Culturali”, indirizzo archeologico, all’Università degli Studi di Salerno. L’amore verso l’arte e la bellezza in generale, lo ha spinto fin dai banchi del liceo a coltivare diverse passioni, prime fra tutte la lettura, la scrittura e il teatro. Muove i primi passi nel campo dell’attivismo studentesco, entrando a far parte del collettivo “Nessun Esclus”. Inizia ad occuparsi dell’organizzazione di eventi per sensibilizzare sulla discriminazione di genere, ma anche manifestazioni studentesche e proteste ambientaliste, tra cui quelle organizzate da “Fridays For Future”. Un laboratorio che lo ha condotto verso nuove realtà associative, tra cui, l’associazione “Ridiamo vita al castello”. Coniuga gli impegni scolastici con quelli associativi, cavalcando l’onda di una crescente passione che tuttora lo alimenta e gli dà la grinta necessaria per indignarsi e provare a cambiare alcuni aspetti della realtà che lo circonda. Per lui, i sogni non vanno depositati sottochiave in un cassetto, anzi, devono essere realizzati. Curerà la rubrica “Noi siamo Tempesta: parola ai 2000”

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