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Lo scrittore Nicola Paone dà lustro a Napoli con il suo libro “Lo strano caso del commissario Cirillo”

Il lettore si immerge in questo giallo tutto napoletano la cui trama è solida, dinamica e mai banale. Antonio Cirillo si muove per alcune vie topiche di Napoli, visita luoghi del napoletano e conosce i nomi di persone tipici del posto

Lo scrittore napoletano Nicola Paone sta dando lustro alla sua Napoli tramite l’opera “Lo strano caso del commissario Cirillo edito da Mnamon. Ha ricevuto recentemente un premio da “Eccellenze dei territori” – promossa dalle associazioni “Savio Condemi”, “Fenicia” e “Neapolis Donne” – poiché  si  è distinto col suo testo nel campo letterario. Inoltre, il prossimo 19 luglio 2021 riceverà l’importante premio “La Frescina revolution IX edizione moda, spettacolo e cultura” e che vedrà la partecipazione di prestigiosi ospiti.  

È forte nel testo il discorso dialogico che viene adornato generalmente da un registro linguistico basso di verghiana memoria, anche se non mancano tecnicismi. Il protagonista presenta alcuni aspetti singolari come il guardare in bianco e nero tutto ciò che lo circonda. Questo modo diverso di vedere è frutto di una vita votata esclusivamente al senso del dovere e della giustizia. Una vista di un tempo utopico ma che pare cambiare quando si innamora del proibito, di Elena Cerbone. L’immagine sinestetica di quel tacco rosso indossato dalla Cerbone diventa sempre più nitida agli occhi del protagonista.

Si tocca inoltre con tatto una sorta di naturalismo tutto napoletano: infatti le osterie francesi care a Émile Zola cedono il passo ai ristoranti e bar partenopei che diventano potenziali “prigioni”. Analizza attentamente la società impantanata nel fango estetizzante delle immagini e del consumo; la commessa di nome Maria ride del goffo abbigliamento di Antonio Cirillo; Elena Cerbone svolge la mansione di accompagnatrice. Quest’ultima muove il filo della trama in quanto annodata col clan Sorrentino, e proprio questo clan lascia trasparire l’altro volto a tinte fosche della città partenopea.

Il consumo delle persone e dei sentimenti, che è ben espresso nei testi di Zygmunt Bauman, salta subito all’occhio nella parte conclusiva del testo, quando il commissario viene consumato dalla donna che ha amato. Dopo questo preambolo, Nicola Paone svela tramite l’intervista alcune chicche su di sé e sulla sua recente opera letteraria.

Quando è sorta la passione per la scrittura?

«Fin da bambino, a dodici anni scrivevo le prime poesie. Poi ho cominciato a scrivere degli atti unici, infine delle commedie messe in scena in piccoli teatri napoletani. Poi da adulto ho avuto delle rubriche fisse  su diversi giornali campani. Scrivevo dei racconti brevi di seguito raccolti nei miei primi libri».

 Quando e come nasce il commissario Cirillo?

«Il commissario Cirillo nasce nel 2020 durante il lockdown. Mi è capitato di scovare dentro un baule dei vecchi manoscritti, così ho rielaborato alcuni personaggi pensati per il teatro. Cirillo si evidenzia per le sue caratteristiche caratteriali. Le paure, le incertezze, le debolezze, ne fanno un personaggio con una grande umanità. Non riuscirà mai a risolvere un caso e ne pagherà sempre le conseguenze. Un antieroe con un solo potere speciale; la sfiga».

Il protagonista, si legge nel testo, è daltonico e quindi vede tutto in bianco e nero. Perché c’è stata questa scelta di renderlo singolare?

«Cirillo non conosce le sfumature, per lui la vita è bianca o nera. Quando ha deciso di fidarsi di una persone, lo fa fino infondo senza cambiare idea. È un idealista, la sua vita è spaiata come i suoi calzini, uno grigio, l’altro nero».

Lei svolge la mansione di ingegneria, nel testo c’è un ingegnere di nome Dimaro. Traspare qualcosa di autobiografico?

«No, il personaggio è ispirato a un mio collega ingegnere, bravo e truffaldino».

 Perché ha scelto Napoli come ambientazione?

«Sono nato a Napoli, ci vivo da sempre, non saprei descrivere una città diversa. Ammiro gli scrittori che ambientano i loro romanzi a New York senza esserci mai stati. Cirillo si muoverà sempre nei dintorni della mia città, sarà trasferito ogni volta in una località diversa della Provincia di Napoli, dove non riuscirà a risolvere il caso affidatogli. Posso solo anticipare che in questo momento è a Ischia».

Il testo si conclude con  un finale aperto. Ci sarà un secondo libro dedicato al commissario Cirillo?

«Sì, come detto prima il secondo episodio è nella fase finale di prima scrittura. Spero che ne seguiranno molti altri. Anche se probabilmente sarà anticipato da un romanzo storico sempre ambientato a Napoli tra gli anni 30 del novecento e i giorni nostri. In questo caso la protagonista sarà una donna».

© IL QUOTIDIANO ONLINE • 2021 RIPRODUZIONE RISERVATA

di Marco Visconti

Classe '92, attualmente risiede a Pagani. All’Università degli Studi di Napoli Federico II, ha conseguito prima la laurea triennale in “Storia” nel 2015 e poi la laurea magistrale in “Scienze Storiche” nel 2017 con voto 110/110 e Lode. Ha partecipato al concorso di letteratura VII Premio internazionale “Giovanni Bertacchi” classificandosi come finalista con la poesia “Vita Nuova”. Ha scritto una intrigante silloge poetica, dedicata alle maschere e ai personaggi carnevaleschi più noti, per la collana poetica “Logos” vol. 25 edita da “Dantebus”. Una sua poesia è stata selezionata dal prestigioso catalogo “Arte in quarantena” organizzato da Paolo Liguori, direttore di TGcom24, e da Salvo Nugnes, curatore d’arte. Un'altra, invece, è stata selezionata per la "Pro Biennale" di Venezia organizzata da Vittorio Sgarbi. È giornalista pubblicista dal 22 luglio 2020 e ha scritto per “Vesuvio Live” e scrive per “Le Cronache” e "In Prima News". Promotore di significativi eventi culturali, tra cui un convegno sul beato Tommaso Maria Fusco realizzato il 1° dicembre 2019 nel Cenacolo di Beato Maria Fusco a Pagani. Attualmente insegna italiano e storia presso le scuole secondarie di secondo grado.

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