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Quel borgo che non c’è

Al centro dell’abbraccio tra i Monti Lattari e il mare cristallino della Costa d’Amalfi, c’è Furore, annoverato tra i Borghi più belli d’Italia

Un paese che si inerpica lungo la costa, dalle case come pois colorati nel verde dei terrazzamenti, di cui la vite è regina indiscussa, salendo dal celebre Fiordo verso Agerola. Un vero e proprio centro urbano non esiste, ma Furore dimostra una forte identità culturale e comunitaria, già solo nel nome che porta. La leggenda narra, infatti, che fu il furore con cui il diavolo sbatté i piedi per essersi punto con un’ortica – dopo essere stato cacciato con furore dagli abitanti del posto – a battezzare così questo luogo; storicamente, invece, la “Terra Furoris” prende nome dal fragore del mare all’interno del fiordo.

Attraversando il paese, non è difficile imbattersi in opere d’arte a cielo aperto – murales, ceramiche, sculture in marmo, in legno, in ferro – la cui iconografia ripercorre i simboli di questa terra feconda e racconta le storie che gli abitanti tramandano da secoli. Più di tutte, una tra queste mostra il loro carattere turbolento. Per motivi ancora sconosciuti pare che nel Seicento le statue di San Giacomo, di San Michele e di Sant’Elia siano state gettate dalla popolazione nello strapiombo costiero con esiti diversi: la prima, gettata in piazza, si sarebbe salvata dall’essere bruciata perché la legna da ardere disponibile miracolosamente si sarebbe moltiplicata; la seconda si racconta essere sprofondata nel fiordo, lanciata dalla valle che ancora oggi chiamano “Vottara”; l’ultima, schiantandosi sugli scogli, pare abbia lasciato chiazze rosse che in molti considerano sangue benedetto da essa fuoriuscito.

Murales a Furore

Proprio nella furente Furore, d’altro canto, si trova il Giardino della Pellerina, luogo di silenzio nel fragore della turistica costiera, dedicato agli innamorati. Su Viale Cupido pilastri maiolicati intervallano le panchine blu e azzurre, sui cui schienali sono riportate, in corsivo, frasi romantiche dei più disparati autori: da Modugno a Rossellini; da Prévert a Jovanotti. La fontana delle sette cannelle è, invece, dedicata alle sette tipologie dell’amore.

Panchina del Giardino della Pellerina © Foto di Marianna Fusco

Furore: un trionfo di natura da rasentare il surreale, il non vero. Qui i colori sono smaglianti, brillano negli occhi. Bisogna sentire, aprire il cuore e la mente. Il linguaggio stenta ad arrivarci.

Giacomo Ricci

Alcune informazioni sono state riprese dal sito della Pro Loco www.prolocofurore.it e da quello del Comune www.comune.furore.sa.it.

Le immagini sono state riprese dal sito della Pro Loco.
L’immagine di copertina è una foto di Marianna Fusco.

© IL QUOTIDIANO ONLINE 2022 RIPRODUZIONE RISERVATA

di Rosa Elefante

Studentessa non ancora esaurita, idealista non ancora disillusa, sognatrice non ancora sveglia. Curerà la rubrica “Sentieri, Storie e Territori”

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