Duecento anni fa, il 5 maggio 1821, moriva Napoleone Bonaparte (1769-1821) nell’isola di Sant’Elena, dove gli inglesi lo avevano spedito in esilio. Il grande condottiero francese che ha profondamente segnato la storia europea muore, solo, lontano dal vecchio continente che lui aveva sognato di unire sotto la sua egida.
La scomparsa di questo gigante della storia ha ispirato Alessandro Manzoni, che dedicò a Napoleone la celebre ode “Il cinque maggio”. Il componimento manzoniano, con i suoi celebri versi Ei fu, siccome immobile, dato il mortal sospiro, non intende glorificare la figura di Napoleone e muovere pietà per la sua dipartita, ma rappresentare il ruolo salvifico della Grazia Divina, offrendo allo stesso tempo uno spaccato esistenziale della vita di Napoleone. Manzoni scrive l’ode di getto, in soli tre giorni, dopo aver letto le circostanze della scomparsa sulla Gazzetta di Milano del 16 luglio 1821.
Il poeta, scosso dalla tragica ed inaspettata notizia, si immerse in una profonda riflessione di carattere politico ed etico, conclusasi quando apprese della conversione di Napoleone in punto di morte. Manzoni, sinceramente commosso dalla morte cristiana dell’imperatore, compose di getto l’ode con una rapidità inusuale al suo carattere. Alessandro Manzoni, con il suo eccelso lavoro, ha consacrato la data del 5 maggio, rendendo impossibile non ricordare il triste avvenimento. I suoi versi a distanza di due secoli continuano a tormentare milioni di studenti in tutta Italia.
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