Nelle pittoresche località italiane, si nascondono borghi di straordinaria bellezza, ricchi di storia e circondati dalla natura. Purtroppo, questi luoghi sono sempre più spopolati, con i giovani che cercano opportunità altrove per costruirsi un futuro lavorativo. Tuttavia, la risposta potrebbe risiedere proprio in questi antichi borghi, dove secoli di tradizioni, sapori e credenze popolari si intrecciano in un tessuto unico.
In soccorso di questi vecchi borghi e in risposta alle esigenze dei giovani in cerca di lavoro, è emerso un nuovo concetto di ospitalità: l’Albergo Diffuso (AD). Questo innovativo modello non solo attrae i turisti stranieri desiderosi di autenticità, ma offre loro l’opportunità di immergersi nella vita quotidiana dei residenti locali, soggiornando in case restaurate nel cuore del borgo.
L’AD, nato dall’idea di riutilizzare le case vuote con i fondi del post-terremoto del Friuli del 1976, oggi non solo fornisce alloggi, ma consente ai visitatori di vivere appieno la storia, l’arte, la cultura e l’enogastronomia dei tanti borghi italiani. Per comprendere appieno il concetto di Albergo Diffuso, bisogna considerare le case come fossero camere, con una di esse funzionante come una reception che accoglie i visitatori.
Questo modello è stato ideato da Giancarlo Dall’Ara, docente universitario di Marketing Turistico, e ha ottenuto riconoscimento formale per la prima volta in Sardegna con una legge del 1998. Negli anni successivi, altre regioni italiane hanno adottato normative per regolamentare questo innovativo modello di business, che sta contribuendo a far rivivere gli antichi borghi.
Oggi, gli Alberghi Diffusi in Italia sono circa un centinaio, generando non solo occupazione diretta, ma anche nuove attività, come laboratori gastronomici e servizi turistici legati a escursioni e attività culturali e sportive, creando centinaia di nuovi posti di lavoro.
L’AD rappresenta un fiore all’occhiello dell’ospitalità italiana, un modello unico che non si vuole trasferire in altre lingue, come avviene per altre strutture ricettive. Impostato sulla sostenibilità, l’Albergo Diffuso affascina i turisti e sta interessando molti Paesi del Mediterraneo. Tuttavia, al momento, il modello è attuabile solo in Italia, poiché all’estero permane una serie di ostacoli all’adozione della necessaria normativa, dovuti a interessi di lobby.
Le caratteristiche distintive di queste strutture ricettive risiedono nella loro gestione unica e nell’utilizzo di abitazioni esistenti, che vengono rese disponibili agli ospiti. Non si tratta solo di una somma di case disabitate, ma di una struttura ricettiva a tutti gli effetti. Il gestore può essere una cooperativa, una società o un singolo imprenditore, che gestisce l’intera struttura con una rete di stanze dislocate in diverse abitazioni.
L’Albergo Diffuso, a differenza di un Paese Albergo, è aperto tutto l’anno e offre una vasta gamma di servizi e comfort. L’apertura di un AD richiede la presentazione di una Segnalazione Certificata di Inizio Attività al Comune competente, indicando la capacità ricettiva, gli spazi comuni e una stima dei lavori necessari per rendere le strutture abitabili.
Un esempio emblematico è rappresentato da Sauris, il primo Albergo Diffuso nato in Friuli Venezia Giulia. Grazie a questo progetto, il paesino di Sauris è tornato a vivere, con le case restaurate trasformate in accoglienti alloggi per i visitatori. Questo modello è stato successivamente adottato anche in altre regioni italiane, contribuendo a rivitalizzare molti borghi storici.