Dopo aver raggiunto un accordo con il Fisco per 576 milioni, la procura di Milano ha richiesto l’archiviazione per tre manager di Airbnb, la piattaforma di affitti brevi. Ora sarà il giudice Angela Minerva a decidere sull’archiviazione del caso.
Lo scorso novembre, il Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza, sotto la supervisione del procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e dei pm Cristiana Roveda, Giancarla Serafini e Giovanni Polizzi, aveva eseguito un sequestro di 779 milioni di euro. L’accusa riguardava il mancato pagamento della cedolare secca del 21 per cento, per gli anni dal 2017 al 2021, su una base imponibile di 3,7 miliardi di euro. I tre manager erano infatti accusati di omessa dichiarazione fiscale.
Secondo la procura, i mancati versamenti da parte del colosso degli affitti brevi erano “una consapevole scelta imprenditoriale”, che aveva garantito alla società un vantaggio competitivo nel crescente mercato delle locazioni brevi. La decisione della procura è stata influenzata dalla valutazione di una “norma fiscale incerta” che genera confusione tra “sostituto d’imposta” e “responsabile d’imposta”.
Dopo il sequestro di novembre, è iniziato un confronto tra l’azienda e il Fisco riguardo l’obbligo di pagare la cedolare secca. Airbnb ha sempre sostenuto di aver operato nel rispetto della legalità. Dopo il provvedimento di sequestro, ha definito la propria posizione per i cinque anni oggetto dell’inchiesta della procura e ha pagato ulteriori 97 milioni lo scorso marzo per il 2022.