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Mps, sotto la lente gli aiuti di Stato. Il giudice ordina un’indagine sui bilanci e sui vertici degli anni 2016-2017.

Nuovo colpo di scena nelle vicende giudiziarie di Mps. Dopo una serie di sentenze favorevoli tra il 2022 e il 2023 che hanno alleggerito il carico legale della banca, ieri i magistrati di Milano hanno aperto un ulteriore filone d’indagine. Sotto esame è nuovamente la contabilizzazione dei crediti deteriorati, questa volta per gli esercizi 2016-2017. Una novità significativa rispetto al passato è che, riprendendo l’accusa del finanziere Giuseppe Bivona (fondo Bluebell), storico critico delle passate gestioni di Mps, il tribunale ha ordinato ai pm di indagare per truffa aggravata ai danni dello Stato per la ricapitalizzazione precauzionale da 5,4 miliardi che nel 2017 ha visto l’ingresso del Tesoro nel capitale di Mps. La giudice Teresa De Pascale ha ordinato l’imputazione coatta per gli ex presidenti di Mps Alessandro Falciai (in carica tra il 2016 e il 2017) e Stefania Bariatti (2017-2020), per l’ex amministratore delegato Marco Morelli (al vertice tra il 2016 e il 2020), oltre che per Arturo Betunio (limitatamente ai bilanci fino al 30 settembre 2016) e Nicola Massimo Clarelli, con accuse di manipolazione del mercato e falso in bilancio per gli esercizi 2016 e 2017.

La richiesta di archiviazione della procura è stata quindi rigettata per tutti gli indagati, dopo l’opposizione dello stesso Bivona e dell’Associazione Buon Governo Mps. Per l’ex presidente Alessandro Profumo e l’ex ceo Fabrizio Viola, invece, è stata decisa l’archiviazione per intervenuta prescrizione riguardo alle ipotesi di manipolazione di mercato e falso in bilancio.

Il nuovo filone d’indagine si concentra nuovamente sulla contabilizzazione dei crediti deteriorati della banca senese, già esaminata più volte dai magistrati negli ultimi 12 anni. L’attenzione è sugli anni di transizione dalla gestione privata a quella statale. L’ipotesi è che in quella fase le svalutazioni e gli accantonamenti decisi dalla banca non siano stati corretti: «Emerge in modo chiaro ed evidente come i bilanci d’esercizio 2015, 2016 e 2017 non siano conformi alle disposizioni di riferimento vigenti all’epoca dei fatti», spiega l’ordinanza del giudice, «non rappresentando una situazione patrimoniale-finanziaria di Mps attendibile e fedele quanto alla corretta entità dei risultati economici d’esercizio e dei flussi finanziari in conformità alle definizioni e ai criteri di rilevazione di attività, passività, proventi e costi sopra esposti».

Secondo l’accusa, gli amministratori erano a conoscenza delle false contabilizzazioni: «Il nuovo vertice di Mps necessariamente doveva essere a conoscenza delle precedenti false contabilizzazioni che non ha di certo provveduto a rilevare e far emergere, anzi ha continuato ad operare correttivi e rettifiche al ribasso, recependo formalmente le obiezioni e le criticità rilevate dagli esiti delle ispezioni, ma continuando a rappresentare una situazione economico-patrimoniale non veritiera, in quanto alterata e non conforme ai criteri normativi e regolamentari vigenti». I bilanci contestati sono stati utilizzati per autorizzare la ricapitalizzazione precauzionale che nel 2017 ha consegnato al Tesoro le chiavi di Mps. Per questo, la giudice ha anche ordinato ai pm Cristiana Roveda e Giovanna Cavalleri di iscrivere tutti gli ex manager (tranne Betunio) nel registro degli indagati per truffa aggravata ai danni dello Stato. «I falsi in bilancio avrebbero occultato lo stato di insolvenza della banca, che sarebbe stato ostativo all’erogazione degli aiuti di Stato», spiega l’ordinanza, definendo comunque «suggestiva, generica, fondata su mere illazioni ed in alcun modo riscontrata» la tesi avanzata da Bivona sulla «paventata complicità/connivenza della Bce, della Commissione Ue e del governo italiano nella ipotizzata truffa». È stato fissato un termine di sei mesi per condurre ulteriori indagini, in particolare sulla «sussistenza» delle condizioni di legge per accedere alla ricapitalizzazione precauzionale.

di Il Quotidiano Online

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