La strategia messa in campo dalla regista Virginia Landi, la drammaturga Eleonora Paris e gli attori Giorgia Favoti (straordinaria, solo all’inizio un po’ monotono) e Gabriele Anzaldi (molto bravo, a parte due o tre leggere storture) per bersagliare l’esasperato capitalismo del mondo occidentale odierno, soprattutto relativamente ai suoi effetti di stress, decadenza artistica, inettitudine di valori, stanchezza, alienazione e incapacità di godere e sognare esistenzialmente, trova voce in uno spettacolo teatrale assolutamente coinvolgente, comico, amaro e riflessivo, filosofico e filosoficamente disposto su un piano temporale contemporaneamente passato-presente-futuro e al tempo stesso diacronico e sincronico.
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